Osteria
  Melgasciada 
  de
  Villapizzon
  Tratto da “Vecchie Osterie Milanesi” di Luigi Medici   | 
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   Della Melgasciada parlano
  antiche leggende. Essa sorge sulla strada che
  conduce a Villapizzone, in un'amena località. Nascosta in una folta macchia
  di alberi fronzuti, forse un lembo dell'antico e celebre bosco della Merlata,
  che si estendeva verso il nord, sede paurosa, nel cinquecento, di briganti e
  di ladroni; essa si apre ancor oggi ospitale ai milanesi desiderosi di verde
  e di tranquillità. Sulla strada un grande cancello aperto invita i passanti
  e, tra i pilastri, inquadra e incornicia la non lontana osteria, con lo
  spiazzo davanti... Ha un solo piano e, isolata com'è nella boscaglia, ricorda un poco l'antica Osteria della Cazzuola di goldoniana memoria. Sull'uscio che immette alla cucina grande, (la solita cucinona che abbiamo più volte intraveduto in altre osterie), una specie di iscrizione, che si legge accanto a due ingenue pitture popolari di avventure brigantesche, racconta un'enigmatica storia :  | 
  
   
 El gioeugh di bòcc a la Melgasciada - A.Ceruti, 1935 | 
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     QUI È MURATA LA TESTA DELLA
  MULA DEI CELEBRI
  BRIGANTI GIACOMO LEGORINO
  E BATTISTA
  SCORLINO GIUSTIZIATI NEL
  MAGGIO DEL 1566.   L'osteria ricorda cioè
  l'epilogo della tremenda masnada dei famosi briganti che infestavano il bosco
  della Merlata. In un volumetto che porta
  sul frontespizio questo titolo, «Processo formato contro due famosissimi
  banditi, Giacomo Legorino e Batista Scorlino» si legge la relazione che un
  tal Giulio da Modena, cavaliere del Capitano di giustizia, faceva nel maggio
  del 1566 a Giorgio Visconti, eccellentissimo segretario del Senato milanese.
  Questo documento sarebbe l'epilogo del dibattimento contro la terribile banda
  che, capeggiata da quei briganti, aveva assoldato, per le sue imprese il
  Trentuno, il Girometta, il Zopeghetto, il Feracino, Rigoletto, Battista da
  Mombello e altri molti che, come si disse, avevano il loro quartiere generale
  nel bosco della Merlata, proprio là ove oggi si celebrano favolose scorpacciate
  di prelibati asparagi o si gustano salamini «con la gotta» da un discreto
  profumo di aglio... La relazione s'esprimeva così:  | 
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   «Avviso V. S. che ho fatto
  eseguire dal nostro Mastro di Giustizia Girolamo, tutto quello che si fu ordinato
  dall'Ecc. Senato, sono andato cioè due ore per Milano facendo trascinare a
  coda di cavallo sopra un asso (sic), per uno il detto, G. Legorino e R.
  Scorlino e dopo siamo andati alla Cagnola, ed ho fatto poi menar prima il
  Legorino sopra un cantone della strada del Giardino e gli ho fatto rompere le
  gambe, le braccia e la schena e gli ho fatti coppare, con un segurino
  (scure), poi  | 
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   gli ho fatti mettere in
  Ruota; vero è che dopo mezz'ora il detto Legorino era ancor vivo (quei
  briganti avevano una pelle dura!) e li Signori della scuola gli ecclesiastici
  confortatori mi hanno pregato per amor di Dio, che gli facessi tagliar le
  canelle della gola acciò non stentasse più e non perdesse l'anima: lo che
  feci eseguire e gli ho fatto segar la gola e il medemo ho fatto fare al
  Scorlino, mettendolo in Ruota sopra il Cantone di qual per contro la Porta
  della Cagnola e li ho lasciati tutti e due in Ruota per esempio... ». Come si vede la Giustizia,
  non prendeva le cose alla leggera... E il ricordo di tali supplizi
  era ancor vivo all'epoca del Porta il quale, nella poesia Olter desgrazi de
  Giovannin Bongee mette sulle labbra del suo disgraziato Giovannin, arrestato
  e tradotto a Santa Margherita, dopo la ben nota avventura col lampedée,
  queste parole:  | 
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       In sto moeud tutt dojos,
  tutt sporscellent  Se consegna in guardina on GiovanninPesg che nol fuss on Jacom Legorin.     Tutti gli altri banditi
  vennero giustiziati, con vari supplizii, tra il 1566 e l'anno successivo. Ma
  ciò non valse a estirpare il male. che altri banditi. forse discepoli,di quei
  famosi della Merlata, continuarono a infestare le campagne circostanti  a Milano.  | 
  
   
 Affresco all’interno dell’osteria raffigurante i due banditi giustiziati | 
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   Ma torniamo dai campi
  nebulosi della storia (o della leggenda ?) sulle tavole imbandite della
  famosa osteria, la quale,. sia detto ancora una volta, gode di una fama
  meritata per le sue stupende aspargiate. All'epoca, in cui codesti
  saporitissimi prodotti affiorano teneri e verdi sulle grasse aiuole, i milanesi
  intelligenti si danno l'appuntamento qui. e, insieme con le uova affogate nel
  burro abbondante divorano, fedeli figli del goloso. Valerio Leonte (1),
  a mille quei profumatissimi doni della terra lombarda. Poi viene il resto...
  « el scabbi », el « salamin, che gotta », i magioster... la pipa... Un sogno di principio
  d'estate, degno di poema... Poi ecco, per i giovani l'altalena che porta in alto fino a toccar le fronde degli alberi e reca l'illusione degli aerei diporti... Già; questo gioco infantile,
  tipico delle  osterie milanesi, è
  famoso per prestarsi a certe impreviste venture, che, a fior di terra, non è
  facile immaginare. Ecco, per gli anziani
  scamiciati, il gioco delle bocce, all'ombra di una torretta che sembra un minareto. La Melgasciada è bella... è
  una delle poche osterie suburbane che ancor ci rimangono e che serbano la
  tradizione delle vecchie osterie milanesi. Vogliamole bene.   
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       L’Eremita di Villapizzone     Prima di lasciare la Melgasciada volgiamo un pensiero a un oste eremita. «El Giovannin de Villapizzon» dall'osteria piena d'immagini di santi. Spirito francescano, che nel borgo godeva fama di filantropo, sopratutto per... i bevitori.    | 
  
   
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           Note: (1) Ben noto è l'aneddoto del piatto di asparagi, conditi con l'unguentum (burro), offerto da V. L. a Giulio Cesare, governatore della Gallia Cisalpina. Una delle poche notizie che la storia, capricciosa, ci dà della dominazione romana nell'Insubria.      | 
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